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Nella Ragazza dalle
tredici anime viene alla luce un ritratto inedito di due personalità
poliedriche e contraddittorie: quella del grande scrittore austriaco Arthur Schnitzler,
prolifico autore di romanzi, racconti e opere teatrali di complessa indagine
psicologica, e una giovane ragazza della media borghesia, Hedy Kempny, che
intreccia con Schnitzler un lungo rapporto di affettuosa amicizia, attraversato
da una tensione erotica mai compiutamente realizzata. Si tratta di una
testimonianza eccezionale che rivela il lato più intimo dei due protagonisti,
offrendo una chiave di accesso preziosa alla loro vita interiore.
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Arthur Schnitzler |
Il carteggio tra i due è intercalato da estratti del diario
di Hedy, che spiegano, ampliano e talvolta complicano l’intreccio di vicissitudini
che la avvicinano o allontanano dal grande scrittore. Intelligente e
anticonformista, Hedy è una ragazza che incarna tutte le antinomie e i drammi
di un'epoca tumultuosa, sorta dalle ceneri dell'impero austroungarico e dalle conseguenze disastrose della prima guerra mondiale. Nel tentativo di tracciare un percorso di vita autonomo, libero
e autentico, svincolato dal conformismo borghese e fedele alle proprie inclinazioni,
Hedy è pronta a superare ogni ostacolo. Nonostante il grigio e monotono impiego
in una banca, indispensabile per conservare un’effettiva indipendenza economica,
si impegna a coltivare i molteplici talenti e le passioni che la caratterizzano:
studia recitazione, segue un corso di ginnastica, assiste a concerti e
spettacoli teatrali, legge moltissimo, viaggia ancor più spesso, cogliendo ogni
occasione che le si presenti, se necessario con piglio spregiudicato.
Il suo è un volo ad ali spiegate verso la maturità, talora oscillante
e incerto, talora stabile e determinato. Nel suo mondo interiore può capitare
che la malinconia e la mutevolezza, come imprevedibili correnti d’alta quota, sopprimano
gli impeti gioiosi e infantili, o al contrario che un’ingenua fiducia nel
futuro rischiari un paesaggio desolato di solitudine e separazioni. Si tratta quindi
di un processo evolutivo tortuoso, talora colmo di dolore, eppure mai offuscato
dall’autoinganno, dalla negazione, dalla rimozione. Un processo che accomuna ogni individuo e con il quale una giovane lettrice (la specificazione di genere appare inevitabile) trova spontaneo identificarsi.
Per Hedy il grande scrittore è
sempre presente, con una parola di incoraggiamento o di conforto, a stringerle con
calore la mano malgrado la distanza che spesso li separa, ad accompagnarla con
sguardo attento e affettuoso nella costruzione di un'identità matura, in grado
di scendere a patti con l'impossibilità della perfezione, l'incomunicabilità
dei sentimenti, la solitudine connaturata all’esistenza. L’intesa fra i due, tuttavia, non si può incasellare nello
schema frusto e prevedibile di un rapporto padre-figlia, perché sarebbe
riduttivo oltre che impreciso. La natura di questa relazione è infatti eccezionale: si
tratta di un incontro fra due anime che si mettono a nudo l’una di fronte all’altra.
Un incontro che, come confermano le lettere, rappresenta un unicum nel vissuto di entrambi. Hedy,
infatti, è portata a stabilire rapporti improntati all’ideale di una
trasparente autenticità, e questa condizione, per una splendida e inspiegabile alchimia,
si riesce proprio a concretizzare con Arthur Schnitzler. Incuriosito dalle
"tredici anime” di questa ragazza sensibile e anticonvenzionale, lo scrittore la sprona a esprimersi, ad aprire cuore e anima, a raccontare tutto di sé. Di fronte a una vitalità tracimante, a un candore esuberante e insieme ingenuo, l'iniziale,
apparente freddezza di Schnitzler si stempera negli anni in un amore costante, colmo di
premure, accoglienza, comprensione. Proprio perché consapevoli che “l'anima è
un vasto paese”, entrambi riescono a conservare la freschezza rivoluzionaria di un rapporto
maturo, non esclusivo, in grado di accogliere i silenzi come le irrefrenabili loquacità dell'anima, un rapporto eccezionale che giunge a conclusione solo per la morte prematura di
Schnitzler, avvenuta il 31 ottobre 1931.
Ai lettori resta un’immagine di ariosa libertà e l'impressione che la felicità, per quanto sia una chimera, possa balenare imprevista
in alcuni rapporti interpersonali. Questo, ovviamente, a condizione di essere disposti a mettersi in gioco,
a interrogare le nostre paure più recondite e inconfessabili, a comprendere gli altri senza
idee preconcette. In sostanza è quindi indispensabile porsi nell'atteggiamento corretto che consente di “cercare e saper riconoscere”, come scrisse Calvino nelle Città invisibili, “chi
e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Hedy Kempny e Arthur Schnitzler hanno saputo ritagliare questo spazio l’uno per
l’altra nel vasto paese delle loro anime.
Hedy Kempny, Arthur Schnitzler, La ragazza dalle tredici anime, Feltrinelli 1987